Una religione per tutte le stagioni

Una religione per tutte le stagioni

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Nella cattolicissima Italia ognuno s’inventa una religione a suo uso e consumo. Più che monoteismo sembra idolatria. Tantissimi non comprendono il mistero della Trinità e confondono Gesù con Dio, quando non preferiscono credere che la divinità sia la Madonna, o addirittura Padre Pio, divenuto santo proprio… per miracolo. La perizia di Agostino Gemelli, lo definisce “psicopatico, autolesionista ed imbroglione”. Scrive ancora di lui Gemelli: “È un uomo a ristretto campo di coscienza, un soggetto malato, un mistico da clinica psichiatrica”. [Sergio Luzzatto, “Padre Pio, il giallo delle stigmate”, Corriere della Sera, 24 ottobre 2007].  Ma oggi è San Pio! Un grande passo verso le sfere più alte del paradiso… Oh potenza dei pellegrini!

Il Papa di turno raccomanda di evitare di recarsi in luoghi di culto non riconosciuti, ma la gente vi accorre in massa. Imperterrito, il turismo religioso travolge mistici e veggenti (o visionari) di tutti i tipi, con statuette che lacrimano sangue e fonti d’acqua miracolosa sgorgata come per prodigio.

La Chiesa invita alla prudenza, ma utilizza un atteggiamento ambivalente: nell’attesa di valutare i “miracoli” non legittima né sconfessa i fenomeni. In un momento di crisi delle vocazioni, le fanno comodo le conversioni al cospetto di cotanti veggenti e con tutto il rispetto, adopera una tecnica che sembrerebbe quella della… “pesca a strascico”.

Un discorso a parte merita la religiosità dei mafiosi, non chiamiamola fede… Sorvoliamo pure sul boss tumulato fino a qualche tempo fa, per volere della vedova affranta, nella cripta della basilica di Sant’Apollinare. Ma a Palermo perfino la Madonna rende omaggio al boss… la  processione si ferma proprio davanti la ditta di famiglia del capo-mafia, e la statua, devota, si inchina. Durante le feste patronali finanziate dalle famiglie mafiose, si approfitta delle processioni per estorcere, sotto forma di offerta, i soldi ai negozianti.

È così forte la religiosità dei boss più potenti e sanguinari, che nei rispettivi covi trovavano spazio cappelle votive, altari in pregiatissimo marmo, antichi e raffinati pizzi, lussuosi calici in argento vermeil, candelabri barocchi, immagini sacre e testi religiosi. In dispregio della scomunica di Papa Francesco ai mafiosi, la S. Messa e i relativi sacramenti sono celebrati direttamente nei covi da parroci compiacenti che si recano a domicilio da ogni boss.

E sempre nonostante l’anatema per chi è in odore di mafia, alcuni sacerdoti testimoniano a favore di criminali impenitenti, definendoli “galantuomini” e “amici” [John Dickie, "Chiesa nostra"].

Nell’immagine, il funerale di Casamonica, www.secoloditalia.it.

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