Manipolazione in famiglia

Manipolazione in famiglia

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Liberamente tratto da “ABITARE LA MENZOGNA” di Antonella Lia, Stampa Alternativa.     http://www.stampalternativa.it/libri/978-88-6222-339-3/antonella-lia/abitare-la-menzogna.html

I bambini possono essere adoperati e manipolati in molti modi.

In caso di contrasti in famiglia, un genitore può colpevolizzare i figli, o anche solo uno di loro, per la propria infelicità coniugale. Si tratta di persone insoddisfatte delle proprie scelte coniugali, che identificano nei figli il motivo del fallimento della loro stessa esistenza. È l’ideologia del “disamore”: quel bambino, è adoperato come capro espiatorio di tutte le frustrazioni dell’uno o di entrambi genitori. Per il solo fatto di esistere, ha danneggiato l’armonia in famiglia… e a dover pagare è sempre e soltanto lui.

In una famiglia conflittuale c’è un altro modo perverso[1] di manovrare i figli da parte di un genitore, ed è una manipolazione che si attua in modo palese o con modalità comunicative subdole, indirette e non verbali. Il genitore probabilmente affetto da narcisismo, si allea con i figli contro l’altro genitore, pretendendo che i bambini condividano tutta l’ostilità provata nei confronti del coniuge. In pratica i figli sono attratti in una complicità tacita, ma molto devastante in quanto non possono difendersi da un così oneroso carico di emozioni negative… a causa del “segreto” nessun segnale può farne emergere all’esterno la distruttività.

È una strategia caratterizzata da assenza di reciprocità nell’interazione e da scambi interpersonali utilitaristici: il genitore “burattinaio”, filtrando ogni informazione, “muove” i figli come marionette per controllarne emozioni, influenzarne pensieri e orientarne comportamenti. Per ottenere ciò che vuole fa uso di comunicazione perversa, ricatto morale o seduzione. Emotivamente distante dagli altri e noncurante di desideri, preferenze o talenti, il genitore mette in scena il suo “teatro”, interessato solo all’efficacia della rappresentazione.

In caso di separazione o divorzio, il genitore manipolatore non si fa scrupolo di adoperare i figli come merce di scambio, anche economico. Se ha subito l’onta dell’abbandono da parte del coniuge, tutte le strategie si amplificano con modalità devastanti per i figli. Al bambino sofferente per la ferita del divorzio, impone di provare per l’altro genitore, quello “cattivo”, i suoi stessi sentimenti ostili, presentando la fine del matrimonio non già come la fine del rapporto di coppia, bensì come l’abbandono del figlio per mancanza d’affetto.

Mistificando la realtà, il genitore si propone come unico punto di riferimento per il bambino, che colpevolizza qualora provi ancora sentimenti filiali verso il “reo”. Rinforza inoltre, continuamente nel figlio l’immagine negativa del proprio coniuge, influenzando in modo subdolo il bambino affinché ne interrompa i rapporti.

Convinto di essere amato e protetto dal genitore “buono”, il figlio cerca in ogni modo di rispondere alle sue aspettative, rinunciando all’altro genitore.

Un analogo tipo di dinamiche psicologiche è stato teorizzato nel 1985 da Richard Alan Gardner[2], come PAS, “Sindrome di Alienazione Genitoriale”, una modalità comunicativa che si attiverebbe sui figli coinvolti dai genitori in contesti conflittuali di separazione o divorzio. La questione se la PAS sia una patologia, è discutibile in quanto il DSM-5[3] non la include. Tuttavia l’alienazione sarebbe presente con un altro codice che non la identifica come disturbo mentale, il V61.20, il “Parent-Child Relational Problem”.[4]

Al di là della PAS e della sua controversa questione, o del V61.20 come indicatore di una relazione problematica, accade che – a livelli inconsapevoli e molto profondi – un genitore possa tentare di “manovrare” le emozioni del figlio e, più spesso di quanto si possa immaginare ed in contesti insospettabili, possa attuare nei suoi confronti un  “lavaggio del cervello” che coinvolge l’intero contesto familiare.

Attuata non certo per malvagità, ma per narcisismo del genitore, la manipolazione è così subdola che è difficilissimo riconoscerla da chi non sia addetto ai lavori. In questi casi la richiesta sotterranea del genitore non viaggia attraverso le parole: è una collusione di emozioni che può essere accolta anche e soprattutto da un bambino molto piccolo, vulnerabile e recettivo a tutti segnali, verbali e non verbali che gli trasmette il genitore.

Liberamente tratto da “ABITARE LA MENZOGNA” di Antonella Lia, Stampa Alternativa. (Nel corso del testo e in bibliografia, tutte le dovute citazioni).

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[1] N.d.R. L’aggettivo “perverso” (dal latino “pervĕrsum”, stravolto) che ha diverse accezioni, può significare “malvagio”, oppure “negativo”, inoltre “immorale”, infine “dannoso”. Nel testo e in psicologia in genere, non è inteso in senso morale né come “malvagio”, ma significa “dannoso”.

[2] Richard Alan Gardner, il teorico della PAS, non va confuso con un altro Gardner, l’illustre Howard Gardner, famoso per la teoria sulle “intelligenze multiple”.

[3] Il DSM, “Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali”, è uno dei sistemi nosografici per i disturbi psicopatologici più utilizzati da medici, psichiatri e psicologi di tutto il mondo, sia nella pratica clinica che nell’ambito della ricerca.

[4] “Problema relazionale genitore-bambino” in “Altre condizioni che possono essere oggetto di attenzione clinica”, DSM-5 (p. 831-833).

    3 Comments

  1. Buongiorno Dottoressa,
    purtroppo mi trovo mio malgrado in una situazione da lei descritta come “manipolazione da soggetto probabilmente narcisista” e non so cosa fare per difendere i miei figli da quella che penso sia una manipolazione da parte del mio ex, mi sento impotente, quando i bambini tornano da me, dopo aver passato il tempo stabilito con il loro padre, sono nervosi, disubbidienti,e rispondono male, non sembrano più gli stessi bambini di prima, erano sempre molto affettuosi con me e lo stesso comportamento lo hanno con i miei familiari.
    Per favore mi dica cosa posso fare!!

    Maria

    settembre 17, 2015

    • Gentile Maria, i bambini sono prede vulnerabili da parte di un adulto narcisista. Non mi dici quanti sono i tuoi figli, quanti anni hanno, se eri sposata con il loro padre, oppure se era il tuo compagno. Vorrei comprendere se il suo comportamento era analogo durante la vostra relazione, oppure se è arrabbiato con te per qualcosa, ad esempio se sei stata tu a lasciarlo o se hai un altro compagno. È importante capire se puoi comunicare con lui o se i rapporti si sono interrotti. Nel caso tu possa parlargli, posso suggerirti di contattarlo cercando di NON litigare, per dirgli CON CALMA che per la salute emotiva dei figli, tu parli di lui sempre bene. Leggo il tuo indirizzo e-mail e ti scrivo anche in privato. A presto :)

      Antonella Lia Antonella Lia

      settembre 17, 2015

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