Il controllo degli impulsi

Il controllo degli impulsi

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Da “ABITARE LA MENZOGNA”  http://www.stampalternativa.it/libri/978-88-6222-339-3/antonella-lia/abitare-la-menzogna.html

Chi sono i “mostri” della cronaca nera, capaci di crimini così efferati? Da dove vengono? E quali dèmoni si agitano nel loro mondo interno? E perché sembra che i delitti si moltiplichino con frequenza crescente?
Di fronte alle tragedie domestiche, ci chiediamo sgomenti, come mai quel padre di famiglia così responsabile, oppure quella madre  così amorevole, abbiano potuto macchiarsi di colpe atroci. E quel figlio così tranquillo come ha potuto levare la mano omicida su chi gli ha dato la vita? Invochiamo le teorie più disparate: si è trattato di un raptus improvviso, di una follia latente, o della cattiveria primordiale?
C’è chi ipotizza una malvagità sotterranea, fino ad allora celata, sicuramente iscritta nel DNA di quella persona, come il colore dei suoi occhi.
E per tranquillizzarci di fronte a tanto male, dividiamo il mondo in “Buoni” e “Cattivi”, proprio come facevamo da bambini. A quel tempo, quando la maestra non era in aula, il capoclasse con una linea verticale sulla lavagna separava i compagni: da un lato gli scolari diligenti, dall’altro gli autori del “chiasso”. Il criterio discriminante era l’obbedienza ad un ordine: il silenzio in classe.
Eravamo contenti se stavamo dalla parte dei “Buoni”, come ora ci rassicura stare da quella dei “Giusti”.
E così che siamo abituati a categorizzare gli esseri umani.
Ma chi sono i “Cattivi” ed in cosa si distinguono dagli altri?
Gli efferati omicidi quotidianamente all’attenzione dei media non sono opera di cattivi, di mostri o di folli. Nella maggioranza dei casi non sono premeditati. Sono delitti d’impeto, messi in atto da individui assolutamente normali, che esplodono in acting out violenti perché incapaci di controllare gli impulsi.
Prima o poi nella vita, siamo stati tutti in preda alla rabbia. Sappiamo bene si prova. Quante volte abbiamo avuto voglia anche noi di spaccare la faccia a qualcuno, di fracassare tutto! Abbiamo provato impulsi aggressivi, talvolta verso persone che amiamo… Capita persino alla madre nei confronti del suo piccolino inerme.
Come mai, allora, non commettiamo un crimine violento?
La differenza tra chi padroneggia questi impulsi e chi non li controlla, sta nella consapevolezza. Chi è in contatto con il proprio mondo interno, conosce e proprie emozioni e sa accettare anche l’ostilità e la rabbia.
Per questo non ne viene travolto.
Gli impulsi esplodono solo nel buio della mente.
Anche tutti noi proviamo emozioni negative, che non sempre rispondono all’immagine che vorremmo dare agli altri. Preferiremmo sopprimerle: fin da bambini ci hanno costretto a negarle. Ma un’emozione repressa non scompare: si nasconde in un anfratto dell’“anima”, ed acquista energia, pronta a deflagrare come una bomba…
Come prevenire l’esplosione di un impulso in un atto violento?
Basta dare ai bambini una corretta educazione emotiva.
Spesso viene interpretata come “capriccio”, un “attacco emozionale” del bambino, che è il suo modo infantile di chiedere coccole, di comunicare che è stanco, nervoso o arrabbiato. Basterebbe fermarsi ed ascoltarlo. Ma il genitore solitamente non ne ha voglia e batte in ritirata. Oppure esasperato, interviene con rimproveri o sculacciate, dando luogo ad una spirale senza fine: l’escalation della rabbia e della repressione del bambino. Si crea una lotta per il potere.
Cosa fare con un bambino disperato, privo di controllo come un fiume in piena?
Basta dargli attenzione, chiedendogli con calma se è stanco, se c’è qualcosa che non va, o se è arrabbiato. Si può comprendere su cosa voglia essere rassicurato.
Quasi certamente l’attenzione del genitore lo calmerà.
Nominando al bambino le sue emozioni – rabbia, serenità, gioia, piacere – il genitore gliele fa conoscere e lo aiuta nella consapevolezza emotiva e nell’espressione del Sé.
E’ importante che padre e madre consentano al bambino di esprimere anche le emozioni negative, specie la rabbia, e gli comunichino che anche loro ne hanno sofferto: “So quello che provi, anche a me è capitato di essere tanto arrabbiato”. Dopo averlo tranquillizzato, possono fargli riscontrare che con la calma tutto è più chiaro.
L’antidoto della rabbia può essere un abbraccio, non un giocattolo nuovo, né un premio mangereccio. Basta comunicare: “Io sono qui con te, stai tranquillo, non preoccuparti”.
E’ l’esempio dei genitori ad indicare al bambino modi costruttivi di convogliare la rabbia in azione, e definire i confini all’interno dei quali modulare il comportamento.
Chi cresce con la consapevolezza delle proprie emozioni, non sarà preda di impulsi incontrollati.

Liberamente tratto da: Antonella Lia, “ABITARE LA MENZOGNA”, Stampa Alternativa, Viterbo, 2013.

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