È il bambino la creatura più indifesa sulla Terra

È il bambino la creatura più indifesa sulla Terra

in Blog | 0 comments

Da “ABITARE LA MENZOGNA” di Antonella Lia, Stampa Alternativa  http://www.stampalternativa.it/libri/978-88-6222-339-3/antonella-lia/abitare-la-menzogna.html

Nel lungo percorso dell’esistenza umana, l’infanzia è il periodo più delicato e sicuramente non il più felice, nel quale da una molteplicità di eventi e da varie vicissitudini si giunge alla propria unicità di persona adulta.

Non si considera abbastanza che il cucciolo dell’uomo è la creatura più vulnerabile ed indifesa dell’universo.
L’itinerario che il bambino deve compiere per divenire autonomo è molto prolungato rispetto quello degli altri viventi: egli deve conseguire la condizione adulta più complessa nella gerarchia dell’evoluzione. A causa della necessità di tale articolato sviluppo, in lui permangono più a lungo che in altre specie caratteri fisici e mentali infantili.
Ne consegue evidentemente una protratta incapacità di controllare e dominare l’ambiente in cui vive, nonché di sopportarne difficoltà, fatica, sconfitta, perdita e dolore.
Il bambino dipende in maniera assoluta dall’adulto e in particolare dalla madre, non solo in quanto non ha sicurezza psicologica, ma soprattutto perché materialmente non ha possibilità di sopravvivenza autonoma.
“Esaminato come una delle possibili relazioni interumane, il rapporto madre-figlio si mostra così dissimmetrico da configurarsi come la forma più violenta di dominio. La madre possiede, nei confronti del suo bambino, più potere di quanto nessun tiranno abbia mai sognato di esercitare. Il possesso del padrone sullo schiavo, la padronanza del signore sul servo, l’arbitrio dell’aguzzino nazista sul suo prigioniero, sono ben poca cosa in confronto alla presa che la madre detiene sul suo neonato inerme” (S. Vegetti Finzi, “Il bambino della notte”)
Durante il complesso processo di crescita il bambino è affidato ai genitori a cui il caso lo ha destinato. Inevitabilmente è esposto a frustrazioni di routine, ma anche al rischio di sofferenze aggiuntive, di eventi che, oltre a procurargli disagi e difficoltà, possono comprometterne l’intera struttura di personalità.
Egli ha paura e pertanto reclama – e a gran voce – un’abnegazione assoluta da parte della madre.
All’inizio della sua vita l’amore del bambino per i suoi genitori è più forte di qualunque passione egli possa mai più provare nell’intera esistenza, così come la potenza della sua gelosia è tale da fare impallidire qualsiasi tormento amoroso egli possa sperimentare nella sua vita futura.
Quasi tutti, una volta cresciuti, lo dimenticano.
Nell’intero iter di crescita è cruciale la funzione materna, così come sono realmente onerose le sue mansioni: deve svolgere compiti di tipo “affettivo”, come prendersi cura del bambino con presenza costante ed amore; tuttavia le sono richiesti anche compiti “normativi”, come dare regole all’interno del nucleo familiare e stabilire limiti all’agire del bambino. E si tratta di compiti a cui deve attendere contemporaneamente.
Spesso la cura del bambino, oltre a non consentire alla madre lo svolgimento di mansioni impellenti, le toglie quasi tutto il tempo da dedicare a se stessa.
Può accadere che la donna non sia “pronta”. Alcuni adulti diventano genitori senza aver in prima persona completato in maniera positiva il percorso di crescita personale, specie per quello che concerne la sfera delle emozioni. E qualche volta queste carenze non rimangono senza conseguenza: la naturale vivacità e l’irrequietezza del bambino possono suscitare nel genitore antiche sensazioni represse, emozioni, non sempre comprese ed integrate nel Sé, che possono esplodere.
Anche il pianto del bambino può suscitare la violenza del genitore se richiama alla memoria il suo pianto represso. Così il bambino viene picchiato, subendo lo stesso trattamento a cui il genitore è stato sottoposto da piccolo.
Le vicende più traumatizzanti della crescita non si riferiscono a difficili condizioni ambientali, come la fame, le intemperie o la povertà; l’evento devastante in quanto fonte immensa di conflitti, è la violenza dei genitori.
Ma questa brutalità, che può scattare all’improvviso per emozioni non controllate dal genitore, viene proposta al bambino come giusta modalità educativa, somministrata “per il suo bene”.
Ad ostacolare la crescita e la salute emotiva di un bambino non sono quindi le carenze materiali: un’infanzia vissuta in ambiente “apparentemente” protetto può essere più devastante di quella vissuta nella povertà assoluta, se il bambino subisce un trattamento violento da parte di chi dovrebbe proteggerlo.
Per superare tali traumi ed i relativi conflitti, il bambino è costretto a difendersi con la rimozione, con tutti i danni che questo meccanismo di difesa comporta. I disturbi psicologici, infatti, non scaturiscono direttamente dalle frustrazioni, ma sono espressione della rimozione di profonde ferite emotive.

Nel corso del testo e in bibliografia, tutte le dovute citazioni.

Foto antica “dreams time”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

Post a Reply

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>

468 ad