Recensione di Emilia Rosati su INTRIGHI DI NOZZE

Recensione di Emilia Rosati su INTRIGHI DI NOZZE

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È possibile coniugare l’analisi psicologica con l’umorismo? Antonella Lia ci dimostra di sì, con questo libro di cui ognuno si dovrebbe regalare la lettura.
Di nuovo da’ prova della sua abilità a muoversi nel profondo servendosi di stereotipi tratti dalla nostra comune realtà, che hanno i tratti del vicino di casa, del parente, dell’amico, e, talvolta, ahimè, i nostri stessi tratti. I personaggi vengono dipinti, come in un affresco, attraverso le loro debolezze, in maniera pittoresca, ma mai crudele, perché, al di sotto della loro apparenza meschina, ridicola, a volte grottesca, ci sono ragioni profonde che l’autrice ci fa ben intravedere.
Si tratta di un’opera di grande originalità, proprio per il felice connubio della scienza psicologica con un racconto che ben si presterebbe ad una trascrizione teatrale.
La singolarità di questo libro, che merita di essere diffuso e conosciuto ben oltre i confini del nostro territorio, e anche della nostra nazione, sta proprio nella cifra creativa che ne fa un romanzo, un saggio, e una sceneggiatura, dove Antonella Lia si è impegnata, come suo solito, a stracciare i veli dell’ipocrisia, senza fare sconto a nessuno, a denudare i sentimenti dei personaggi, a carpirne I segreti reconditi. Ma il tutto lo fa ridendo, e facendoci ridere della loro piccolezza, ed anche della nostra – perché chi di noi può dirsi immune dal vizio dell’apparire, dal compromesso, da legami famigliari non sempre trasparenti, da ambizioni piccolo borghesi, dal consenso acritico alle regole della massa?-
Infatti ridiamo proprio perché, magari inconsapevolmente, stiamo ridendo anche di noi stessi, della nostra parte vulnerabile, nascosta, delle nostre piccole miserie che vediamo ingigantite dalle pennellate coloratissime di Antonella, che ce le fa balzare davanti come su un palcoscenico, mentre ci godiamo lo spettacolo di un popolino umanissimo e profondamente vero, che il sorriso non condanna, bensì accoglie e bonariamente perdona, dopo averne denudate le debolezze nascoste, affinché il lettore, guardandole in faccia, sappia anche prenderne le distanze.
La creatività dell’autrice si è sbizzarrita anche battezzando i personaggi con nomi buffi e insieme emblematici, che, da soli, ci svelano il mondo che rappresentano e sono un’altra chicca di questo bellissimo libro. La ricchezza e la flessibilità del racconto non lasciano un attimo di respiro al lettore, che non riesce a staccarsene fino a che non è arrivato all’ultima pagina, per conoscere le sorti dei protagonisti.
Antonella Lia, che nelle sue precedenti pubblicazioni ci ha raccontato la violenza familiare, trattando temi delicatissimi con grande capacità critica e serietà scientifica, si concede uno sguardo sorridente ed ironico per svelare le stesse crudeltà, la distonia nei rapporti, le relazioni sbagliate, l’ipocrisia imperante, utilizzando un registro di scrittura completamente diverso che rivela la sua grande capacità eclettica. Rappresenta qui, con la stessa lucidità, i demoni famigliari, attraverso canali emotivi, che raggiungono con immediatezza il lettore offrendogli l’amara visione di una realtà autoreferenziale, arrogante ed immobile nelle sue certezze.
Da una generazione all’altra si perpetuano le tradizioni di famiglia, incapaci di confronto, avvolte infelicemente su se stesse, nella disperata assenza di qualsiasi tentativo di evoluzione.
Un libro per ridere e per riflettere, due cose che solo una grande bravura riesce ad offrire contemporaneamente.

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