Personalità autoritaria e pregiudizio

Personalità autoritaria e pregiudizio

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Ah se la storia riuscisse ad insegnare qualcosa!

Chi interpreta l’Olocausto come il risultato della follia di Hitler, mostra di non conoscerla.

Nella civilissima Germania dopo la crisi del ’29, alcuni gruppi estremisti (che diedero poi vita al partito nazista) proposero come soluzione ai problemi del Paese, il ritorno ai valori della famiglia, della patria e della “razza”.*
Occorreva anche trovare una minoranza con la funzione di “capro espiatorio” ed annientarla. Il gruppo razziale identificato come responsabile di tutti i mali della Germania, fu quello degli ebrei. Le ragioni erano economiche (il buon vecchio Marx ha sempre visto giusto!). A questo punto iniziarono una serie di azioni finalizzate all’eliminazione dal territorio di tale etnia, come la demonizzazione delle vittime attraverso la propaganda.
È l’interpretazione di Adorno, scientifica, lucida e valida tuttora.

Non nascondo di aver paura: oggi le precondizioni strutturali di una tragedia del genere, ci sono tutte: crisi economica; personalità autoritaria ed etnocentrica di gran parte degli italiani; funzione da “capro espiatorio” degli immigrati; revisionismo borghese riguardo i valori della famiglia, della patria e della “razza”; bufale di tutti i tipi sui “sussidi agli immigrati” per fomentare l’odio verso di loro.

Oggi gli ebrei sono rispettati, ma non c’è che da scegliere riguardo chi demonizzare: neri, zingari, immigrati, “terroni”, poveri, minoranze politiche e religiose, omosessuali, persone affette da disturbi psichici, sieropositivi, atei. Tra le minoranze oggetto di pregiudizio, di violenza fisica e psicologica come il sarcasmo, figurano le donne. “In ogni gruppo umano esiste una vittima predestinata: uno che porta pena, che tutti deridono, su cui nascono dicerie insulse e malevole, su cui, con misteriosa concordia, tutti scaricano i loro mali umori e il loro desiderio di nuocere” (Primo Levi, “La tregua”).

© RIPRODUZIONE RISERVATA

* N.d.A. Il concetto di “razza” non ha alcuna base scientifica né tantomeno può essere riferito ad una persona, in quanto gli esseri umani appartengono tutti alla stessa categoria, quella umana. Il termine “razza” – in uso zootecnico più che zoologico – si riferisce a particolari gruppi di viventi in cui possono venire suddivise alcune specie biologiche.

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