L’ambivalenza

L’ambivalenza

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L’affettività è un aspetto del nostro mondo interno caratterizzato da intimità e legami intensi. È costituita da un serie complessa di sentimenti che scaturiscono dalle relazioni familiari, sociali e amicali… in pratica dall’ambiente. Si tratta di contenuti emotivi positivi oppure negativi, rivolti verso un oggetto.[1]

Talvolta accade che il medesimo “oggetto” sia investito contemporaneamente da sentimenti ed emozioni opposte (paura-attrazione, desiderio-repulsione, amore-odio). E spesso il soggetto non ne è cosciente.

La coesistenza di pulsioni in conflitto, definisce un particolare stato emozionale, l’ambivalenza, da non confondere con l’ “ambiguità”, sinonimo di doppiezza, falsità.

In antropologia, l’ambivalenza indica la compresenza di significati contrastanti in oggetti, pratiche, parole, opere, culture (Claude Lévi-Strauss).

Per la psicoanalisi, è ambivalente la stessa situazione terapeutica… lo psicanalista viene investito contemporaneamente dai sentimenti del paziente, nello stesso tempo positivi e negativi. Questi ultimi costituirebbero la cosiddetta resistenza al cambiamento.

Ed è ancora la psicoanalisi a individuare l’ambivalenza in situazioni di rimozione-repressione dei sentimenti aggressivi, ad interpretarla come effetto della repressione… persino di fronte a quello che è considerato l’amore per eccellenza, quello materno. Una madre iperprotettiva, ad esempio, è certa di amare il suo bambino, ma l’eccesso di cure e attenzioni può essere la copertura inconsapevole dell’astio provato nei suoi confronti. Accade infatti che l’iperprotettività abbia proprio tale funzione: camuffare ostilità e rabbia.

“L’amore materno non è mai solo amore – sostiene Galimberti –  ogni madre è attraversata dall’amore per il figlio, ma anche dal rifiuto del figlio. Talvolta il rifiuto ha il sopravvento sull’amore, e anche se non si arriva ai casi di infanticidio (…) l’ambivalenza del sentimento materno obbliga tutti noi a una riflessione più seria, che solo il terrore di sfiorare qualcosa che appartiene alla sfera del sacro ci evita di affrontare.”

Come nasce l’ambivalenza?

Possiamo solo ipotizzare… stiamo attraversando il campo “minato” dei sentimenti e degli stati emozionali, non quello indiscutibile delle scienze esatte. Ma se si indaga nel passato infantile del soggetto affetto da ambivalenza, capita quasi sempre di ritrovare nell’ambiente familiare analoghi atteggiamenti.

Fonte dell’immagine: René Magritte, Los amantes



[1] Per “oggetto” si intende una persona o una situazione caricata di affettività, attraverso cui si riesce a scaricare una pulsione, raggiungere il piacere o stabilire una relazione.

 

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