La violenza di genere ha radici nell’infanzia
Da “Inferni familiari” http://nulladie.com/catalogo/130-antonellia-lia-inferni-familiari-9788869150302.html
Quando un bambino viene picchiato dai genitori, gli dicono che è per il suo bene!
E che è stato cattivo ed è giusto che sia castigato!
Così il bambino si vergogna delle botte ricevute e non ne parla con nessuno.
Gli raccomandano anche che i fatti di casa non si raccontano.
E lui mantiene il segreto, complice dei suoi aguzzini.
Ogni tanto, oltre alle percosse, gli arriva un po’ d’amore.
Il messaggio che il bambino riceve è che all’interno della famiglia la violenza “è” amore, è “agire per il suo bene”, è “prendersi cura di lui”.
La violenza viene confusa con l’amore.
Così il maschietto, una volta cresciuto, penserà che picchiare la compagna equivalga a “prendersi cura di lei”.
E la femminuccia allevata a suon di percosse, divenuta donna cercherà nel compagno quella stessa violenza.
Non è forse lo stesso amore e la stessa attenzione che le davano mamma e papà?
Non domandiamoci allora perché gli uomini sono violenti con chi (a modo loro) amano.
Non meravigliamoci se le donne non cercano aiuto: la violenza del compagno è considerata legittima.
Non chiediamoci perché rimangono con il loro carnefice talvolta fino alla morte violenta.
Sono persone cresciute con la consuetudine alla violenza e all’omertà con il carnefice…
Chi vuole approfondire la tematica può consultare anche “Abitare la menzogna” http://www.stampalternativa.it/libri/978-88-6222-339-3/antonella-lia/abitare-la-menzogna.html
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