Il pensiero intrusivo e le ossessioni

Il pensiero intrusivo e le ossessioni

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I pensieri sono intrusivi, irrompono nella mente, al di là del nostro controllo. Ne sono esempi il “lampo di genio”, la soluzione immediata di un problema, il pensiero ricorrente di qualcosa lasciata in sospeso, il ricordo fastidioso di un torto subito o l’immagine della persona amata.
Si tratta di contenuti mentali sulla cui origine non emettiamo alcun giudizio e per tale ragione non vi fissiamo l’attenzione.
Diverso è il caso di un soggetto che dall’infanzia mantiene una “Forma mentis” tale per cui pensare di commettere un’azione equivale a compierla realmente, oppure ad esempio, desiderare la morte di qualcuno significa provocarla.
La persona può vivere il pensiero intrusivo come inaccettabile o interpretarlo come la possibile causa di una disgrazia a sé stesso o agli altri.
È la particolare “Forma mentis” del soggetto, che permanendo oltre l’età infantile, continua a innalzare un castello di credenze altamente disfunzionale per l’adulto.
Associato al senso di responsabilità e al giudizio negativo, il pensiero intrusivo può aumentare di frequenza e di intensità, fino ad assumere la dimensione di ossessione.
Nessuno sforzo del soggetto può ignorare o eliminare l’ossessione, che ricorre e persiste continua, accompagnata da un vissuto ansiogeno incontrollabile.
La funzione del terapeuta non è certo quella di sollecitare il paziente a lottare contro i pensieri ossessivi: si ripresenterebbero più persistenti di prima.
Insieme al terapeuta, il paziente deve capire come funziona la mente. Solo così potrà far crollare il suo castello di false credenze e trasformare le ossessioni in pensieri da poter accettare.

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