Da INFERNI FAMILIARI… la donna stalker

Da INFERNI FAMILIARI… la donna stalker

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Lucia è una donna stalker. Non sa di esserlo fino a quando di colpo, si risveglia come da un sogno. Sta assistendo ad una trasmissione televisiva, di quelle che trattano delitti.

È sola, sconsolata e avvilita ed ha bisogno di distrarsi… aborrisce questa TV del dolore, questa specie di giornalismo da avvoltoi che specula sulle altrui disgrazie per accendere attenzioni morbose.

Sta per cambiare canale… meglio un film o un programma di evasione.

Ma qualcosa la blocca: il conduttore sta intervistando una donna seduta di spalle… una donna definita una stalker…

Quella donna sembra proprio lei… Anzi è proprio lei!

Di spalle alla telecamera, la donna racconta con voce metallica, alterata in regia, come sia arrivata a perseguitare colui che ha creduto di amare. Non ha accettato la fine del rapporto, l’ha vissuto come un abbandono, la fine di tutto… la fine della sua stessa esistenza.

Aveva messo la sua vita nelle mani di quest’uomo e si era annullata per lui… E quando l’ingrato le ha detto basta, è cominciato l’incubo: un pensiero si è impadronito di lei, le ha invaso la mente giorno e notte, impedendole qualunque cosa.

A Lucia gira un po’ la testa, le si mozza il respiro, il cuore le batte forte.

Chi è quella donna camuffata che sembra parlare per lei?

Sta raccontando una storia che, più che uguale alla sua, è proprio la ‘sua’ storia.

L’uomo che la donna sta perseguitando sembra proprio lui…

Lucia si astrae dalla sua stanza, da quella trasmissione e pensa a lui… unico al mondo, dolce e gentile, l’uomo da cui dipendono serenità e benessere.

È lui che all’inizio ha saputo farla ridere, darle gioia, farla sentire donna … Le amiche le dicono: “Ma dai! Un tipo così? Vuol solo divertirsi!” Ma da subito lei sente che solo lui può renderla felice.

Lentamente ma inesorabilmente Lucia erige tra sé e il mondo una serie di barriere che la imprigionano. 

Annulla se stessa per lui, mettendo in subordine lavoro, famiglia, interessi, passioni, talenti… tutto.

Smette di suonare il piano.

Quando è con lui non vive il momento… quasi non respira… trattiene il fiato per paura che l’incantesimo si dissolva… che lui scompaia.

È solo dopo che gode, abbandonandosi al ricordo o alla speranza di poterlo rivedere. La voglia di lui, che la divora come una vampa, cresce ora dopo ora. È  insopportabile come la dipendenza da una droga.

Pur di mettere a tacere quella fame vorace, Lucia fa di tutto per saziarla. Lo chiama continuamente, non può stare un’ora senza sentirlo, vorrebbe ancora e ancora far l’amore.

Lui non la chiama e Lucia mantiene liberi telefono fisso e cellulare, per aspettare quello squillo che non arriva…

Se le telefona un’amica, o persino sua madre, lei legge sul display del cellulare il numero – oh, non è quello di lui – e tra sé e sé impreca. Decide in fretta se rifiutare la chiamata o rispondere ‘arronzando’ con una scusa l’interlocutore: la linea ‘deve’ essere libera!

Se qualcun altro sta solo tentando di chiamarla, lui non troverà libero: la linea del cellulare risulta occupata anche semplicemente mentre squilla.

La sua è un’attesa vana, frustrante: non chiama e non chiamerà.

Lucia si rende conto che lui le sfugge.

È lei e sempre lei a chiamare, a chiedere, ad insistere, a pregare per vederlo, a supplicare ancora un incontro.

Le dice che è occupato con il lavoro ma lei sa bene che è sposato, anche se lui non ne parla.

E poi non le ha mai promesso niente.

Più che sfuggente, lui le sembra insofferente.

Perché? Deve chiederglielo: non può vivere nel dubbio.

L’ha chiamato angosciata sul cellulare per vederlo e dissipare ogni ombra. Ma lui non può, come al solito.

Glielo chiede per telefono, è la sola possibilità. Gli domanda se l’ama ancora, se sta pensando di lasciarla.

Ma… ora lui cosa le sta dicendo?

Le sembra di impazzire. Le sta chiedendo di finire la storia?

La sta lasciando?

Lucia non vuole ascoltare.

Se è un uomo deve dirglielo da vicino.

E lui accetta di incontrarla

Lei si fa bella, mette il vestito nuovo e quel completino intimo che lui non ha ancora visto: è tanto tempo che non c’è occasione.

Farà ancora l’amore con lei e capirà che nessuna altra donna sa donarsi come lei, così passionale, una geisha. L’ha chiamata lui così quando hanno fatto l’amore la prima volta, sorpreso da lei, dal suo ardore, dalla sua disponibilità.

Questa volta saprà ancora stupirlo.

Sale tesa ma sorridente in macchina, quell’auto a cui lui tiene tanto, che controlla maniacalmente, dopo ogni incontro affinché non conservi traccia di lei, dei colori del suo trucco, del suo profumo e persino delle orme dei suoi tacchi sottili sul tappetino.

Al posto di guida lui le sorride, ma a denti un po’ stretti.

Le dice subito che non andranno al solito posto. Devono smettere di vedersi, a lei non fa bene… la loro storia la rende ansiosa, lui lo fa per lei che merita di essere felice.

A Lucia la vista si annebbia. Sente salirle la nausea. Chiede di scendere dall’auto e vomita…

Conati convulsi misti a singhiozzi la scuotono tutta… ha fitte per tutto il corpo. Sono giorni e giorni che quasi non mangia, non ha da cacciar fuori null’altro che il suo dolore…

Da allora, da quella sera, da quei singhiozzi, da quei conati, non lo vede e lui non le risponde al cellulare.

Gli telefona persino a casa, componendo un codice prima del numero per rendere anonima la chiamata.

Interrompe la telefonata senza dire nulla… capirà che è lei e chiamerà.

Prova a chiamarlo anche di notte, sul numero di casa, ma lui stacca la cornetta dall’apparecchio.

Sul cellulare ormai è inutile: se lui vede il suo numero non risponde. Ha provato a chiamarlo in anonimo o con una nuova sim, ma ormai lui è diventato furbo.

Si apposta sotto casa sua e li vede: la moglie, il figlio più grande e dietro lui con la figlia piccola in braccio.

Ah come invidia la loro felicità!

Vorrebbe essere lei la bambina che lui protegge tra le braccia…

Lucia si scuote… si è abbandonata a quel ricordo, a quelle immagini dolorose  davanti alla TV.

L’anonima donna stalker sta finendo di raccontare una storia che sembra la sua.

Secondo lo psichiatra in studio, quelle ossessioni – perché si tratta di una vera e propria ossessione – risalgono a carenze affettive vissute nell’infanzia.

Lucia ascolta incredula… la mamma?

Che c’entra la mamma?

Così bella, così scostante, prendeva in braccio solo il fratellino piccolo. Lucia ricorda il nodo alla gola, la fitta al centro del petto, per l’indifferenza di lei, come molti anni dopo, per il distacco di lui.

Il dolore, la solitudine, lo sconforto sono gli stessi.

La supplicava, stringendole le gambe quasi in un abbraccio, ma lei si scostava. Proprio come oggi la evita lui.

Lei le diceva “Sei grande”, proprio come lui le ha detto lasciandola “Siamo adulti e responsabili!”.

Di lui, del suo amore, non le è rimasto che un regalo, da amico non da ‘amante’, un puzzle con un gran numero di tessere di cartone, come per dirle: “Dedicati ad un passatempo e lasciami in pace!” Oppure: “Rimetti insieme i tuoi pezzi!”.

Di lei, la sua mamma, Lucia conserva l’antica lingerie vintage… ormai stracci ingialliti, di cui non sa disfarsi.

Di nascosto, da piccola entrava nella stanza dei genitori e frugava nel grande cassettone dove lei custodiva la preziosa biancheria di seta. Carezzava camicie da notte trasparenti, sottovesti fruscianti e accostava il tessuto morbido alla guancia: ne sentiva l’odore, la fragranza dolciastra dei gelsomini che lei preparava in sacchetti di tulle per profumare i cassetti…

 

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